Per la riduzione dell’IVA sulle cure veterinarie agli animali da compagnia dal 22 al 10% ancora un nulla di fatto. Il Governo si è detto “contrario” all’IVA agevolata per cui le famiglie italiane continueranno ad essere “tassate” con l’aliquota massima.

E’ stato il sottosegretario al MEF Federico Freni a dichiarare la contrarietà del Governo all’ordine del giorno – prima firmataria l’On. Michela Vittoria Brambilla – per una revisione delle aliquote IVA nel contesto della Delega Fiscale. Dopo il rifiuto iniziale, il Sottosegretario ha accolto soltanto come “raccomandazione” l’atto di indirizzo, sollecitato in Aula dall’On Rita Dalla Chiesa cofirmataria dell’iniziativa insieme ai deputati, Saccani Jotti, Cherchi, Deborah Bergamini, Gallo, De Monte, Tenerini, Bonelli, Borrelli e Malaguti.

L’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari – che segue da anni la vicenda – si dice “profondamente delusa”. Il momento è storicamente favorevole, osserva l’Associazione, mentre è troppo debole l’impegno assunto dal Governo come “raccomandazione”. La riforma fiscale era stata annunciata dal Vice Ministro Maurizio Leo come “strutturale”, addirittura una “rivoluzione”, dopo la riforma degli anni Settanta. Un’occasione storica mancata, anche alla luce della revisione europea della Direttiva IVA, viatico per ricollocare i servizi veterinari entro l’alveo delle prestazioni di prevenzione e sanità pubblica. L’ANMVI ricorda che le prestazioni veterinarie sono state esenti da IVA, in quanto sanitarie, fino agli anni Novanta.

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