Intervista a Gianluca Puliatti, autore del libro “A me la parola! Gioie e dolori di una vita da cani”, con prefazione di Filippo Capriotti, edito da NCF Edizioni di Rimini disponibile sul sito della casa editrice e nei principali store online.

di Selena Sanna

Gianluca ho letto il tuo libro “A me la parola! Gioie e dolori di una vita da cani” e una delle frasi che più mi è rimasta impressa è “Se proprio ci tieni a me … tienimi per sempre.” In queste poche parole sei riuscito a trasmettere un concetto davvero importante, ossia che l’adozione di un cane non è a tempo determinato, ma per sempre. L’estate 2024 è ormai alle porte e proprio in virtù di questo messaggio mi sento di suggerire la lettura della tua opera non solo agli adulti, ma anche ai bambini.

Ma veniamo alla nostra intervista.

“A me la parola! Gioie e dolori di una vita da cani” lascia letteralmente la parola ai cani, ovvero sono proprio loro a raccontarsi in prima persona, e ogni racconto è dedicato o ispirato a un fedele amico a quattro zampe conosciuto dall’autore.

Come nasce l’idea che ti ha portato a scrivere e a pubblicare questo libro? Qual è stato il ruolo dei tuoi cani nel processo di scrittura? Ti hanno ispirato o motivato in qualche modo? 

L’idea è nata dall’osservazione dell’autoritratto con il cane nero del pittore francese Gustave Coubert. Spesso ci si sofferma sul soggetto principale, tutte le domande che ci poniamo davanti ad un’opera sono indirizzate per lo più a costui. Quindi, in quell’occasione, ho pensato di voler dar vita ad un qualcosa che potesse dar spazio anche ai cani, i quali talvolta non vengono nemmeno citati, ma marginalmente indicati come simboli di fedeltà e amore incondizionato.

Così, circa quattro anni fa, durante il lockdown causato dal Covid, ho colto l’occasione per approfondire le mie letture basate principalmente sulla salute, sul benessere e su tutto ciò che potesse riguardare la cinofilia in generale, annotavo tutto ciò che ritenevo di fondamentale importanza.

Grazie ai miei due labrador, Sullivan e Murdock, ho conosciuto altri proprietari di cani, ho potuto confrontarmi con medici veterinari, educatori e addestratori.  I miei cani mi hanno consentito di maturare una certa sensibilità, di capire le loro esigenze, ma, soprattutto, mi hanno ispirato a condividere le conoscenze, da me acquisite in questi anni.  È grazie a loro che ho scritto il mio libro “A me la parola! Gioie e dolori di una vita da cani”, con l’intento di far riflettere e di trasmettere un messaggio significativo.

Come hai deciso il titolo del libro? C’è un messaggio che desideri che i lettori traggano?

Per me era giunto il momento che il cane parlasse, nel vero senso della parola. Volevo dar spazio ai cani, dar loro la parola e far si attraverso questi racconti i protagonisti potessero trasmettere emozioni. Questo libro non è un manuale, il mio obiettivo è quello di sensibilizzare le persone, far comprendere come possano stare i cani in determinate condizioni e fornire qualche spunto affinché si possa migliorare il loro benessere.

Amelie, Cocker spaniel inglese, uno dei tanti “testimonial” del libro.

Come detto, ho letto il tuo libro e l’ho trovato davvero interessante, perché non racconti solo delle storie, ma fornisci degli insegnamenti. Ad esempio, nel capitolo “E’ sufficiente scrollarsi un po’” tratti il tema dell’uscita dei cani durante le giornate di caldo e in queste righe ci insegni che i nostri amici a quattro zampe possono riportare traumi durante le passeggiate estive, soprattutto se portati fuori negli orari meno indicati. Non posso non trascrivere qualche passo del racconto.

[…] “E non si è resa conto di quanto caldo mi arrivava dal basso. Sulla mia pancia nuda dove ho poco pelo e non sono protetto a sufficienza. Anche la strada, poi ha una temperatura alta che mi brucia i polpastrelli” […]

Come hai deciso quali storie o aneddoti includere nel libro?

Le storie rappresentate nel libro sono raccontate in prima persona dai cani. Trattano tutte di problematiche reali, quotidiane e attraverso queste cerco di sensibilizzare, talvolta criticare, certi atteggiamenti addottati sia da chi ha un cane, sia da chi non lo ha. All’interno del libro è possibile leggere “Oggi dove si va?”, un racconto di un Jack Russel Terrier che chiede alla sua padrona più spazio e più tempo, la quale […] ha sempre fretta di andare chissà dove e si dimentica dei miei impegni […]. Quanti di noi quando portano fuori il cane cercano di fargli fare i bisogni nel più breve tempo possibile? Quante volte strattoniamo il cane, stanchi delle sue numerose soste ad ogni angolo marcato da un altro suo simile?

Ecco, in questo caso il cane cerca di far capire le proprie esigenze durante la sua passeggiata, la necessità di doversi soffermare ad annusare ogni traccia lasciata dagli altri cani e, quindi, chiede tempo e spazio. Mentre, nel racconto “Stai parlando con me?!” espongo il tema legato alle razze ritenute più aggressive. Tantissimi cani possono diventare aggressivi qualora non vengano educati correttamente, qualora maltrattati o costretti in attività non lecite. I Pit bull, possono perdere la pazienza facilmente, ma se educati in modo appropriato risultano essere “cani come altri”. Il cane non ha bisogno di mordere, quell’istinto può essere indirizzato verso altre metodologie più sane.

Qual è stata la tua routine quotidiana mentre lavoravi a questo libro?

La scrittura del libro è avvenuta in un secondo momento. Inizialmente ho raccolto informazioni, appunti; ad esempio, al parco o durante le passeggiate esaminavo i comportamenti degli altri proprietari e prendevo nota sul telefono, con note vocali o appunti scritti. Negli anni ho letto numerosi libri dedicati anche agli aspetti cognitivi del cane così, una volta raccolta una mole interessante di “dati”, ho iniziato a dar vita alle storie, ai racconti e ai personaggi del mio libro. I protagonisti sono tutti cani che hanno realmente vissuto le esperienze narrate.

Alcuni racconti, come quello su Laika, sono stati “ammorbiditi” per non turbare i lettori. I cani possono trasmetterci davvero tanto. Ogni cane che ho incontrato mi ha insegnato qualcosa. Con Sullivan e Murdock ho imparato a confrontarmi con gli altri cani studiando il loro modo di approcciarsi, ossia osservando la postura, i movimenti e gli atteggiamenti. Il confronto è esperienza ed anche così si acquisisce competenza.

Quale consiglio daresti a chi è in procinto di adottare un cane?

I cani hanno dei sentimenti, hanno bisogno di essere capiti, magari di poco spazio, ma di tanto tempo con noi. Loro vivono per noi. Non ci deluderebbero mai. Quindi, bisogna essere disposti anche a rinunciare al nostro tempo per dedicarlo a loro.

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Di Selena Sanna

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