Intervista a Stefano Cavina, Responsabile del Centro Cinofilo Dog Galaxy di Forlì. Un punto di riferimento in Romagna (e non solo) per l’approccio che ha con i cani e con le persone.

Servono certezze. Nel “mare grande” (nella locuzione latina «mare magnum») delle teorie e delle “formule magiche” che girano sul web su come educare (o rieducare) il cane (il termine rieducare mi piace sempre meno, diciamo: correggere, riprendere, migliorare e in che senso cerchiamo di scoprirlo meglio nel corso di questa intervista), abbiamo sentito Stefano Cavina (foto) che dalla sua parte ha tantissimi anni di esperienza e una personalità equilibrata e quella saggezza maturata nel tempo che serve a svolgere bene una professione tutt’altro che facile, quella dell’educatore, in un contesto in cui la disinformazione ancora oggi regna sovrana.

Vogliamo capire con Stefano una cosa semplice: ma chi ha un cane, oggi, e vive in città, che cosa dovrebbe fare?

Città a 4 Zampe si è sempre posta questo come obiettivo: stare con i piedi ben piantati a terra e trasmettere, in maniera semplice ed efficace, che cosa serve realmente nella società contemporanea mettendo in evidenza quei professionisti che, lavorando con la massima trasparenza, sono in grado di fare una vera magia: coniugare le esigenze del proprietario con quelle del proprio amico a quattro zampe.

Senza forzature, nel totale rispetto del soggetto e delle sue motivazioni di specie e di razza, senza utilizzare metodi che invece vanno a chiudere o annientare il cane (come fanno in molti per ignoranza), relegando il migliore amico dell’uomo a vivere in un mondo privo di stimoli (nel comodo giardino di casa o in appartamento) o trasformandolo in un “cane da circo”.

Ecco che a questo punto emerge una definizione che, invece, oggi mi piace sempre di più: quella di “cane sociale”. Ma conosciamo meglio Stefano.

Stefano, qual è la domanda che ti viene rivolta più spesso?
Sicuramente “perché fai l’educatore cinofilo, che cosa ti ha spinto a farlo?”. A questo proposito vorrei dire che i cani sono stati sempre una mia grande passione, li ho amati sin da bambino, sono cresciuto con l’idea di conoscere i cani e essere insieme a loro. I miei genitori mi hanno dato l’opportunità quando avevo 17 anni di frequentare anche un corso e da lì è iniziata la mia carriera. Però tutto è partito quando al posto delle favole, mi volevo far leggere il libro delle razze dai miei genitori e quindi avevo il piacere di conoscere le loro caratteristiche, di quello che facevano i cani, della loro storia, selezione, quindi di quello che era il rapporto con l’uomo. Dobbiamo sempre comunque ricordarci che il cane è il primo animale ad essere stato addomesticato da noi, quindi il legame è molto profondo.

La vita con i cani è costellata da idee e convinzioni. Ce ne sono alcune che dal tuo punto di vista possono creare delle forzature?
Una potrebbe essere quella del “cane socievole”. Mi chiedo perché dobbiamo costantemente far passare l’idea che i cani debbano essere socievoli, quando la realtà dei fatti ci dimostra che la loro natura non li porta a questo. Ciò che gli dovremmo insegnare è lo sviluppo di comportamenti socialmente idonei, ad esempio: la calma e la serenità nell’incontrare altri cani durante la passeggiata, che non significa per forza doversi avvicinare o giocare. Dovremmo insegnare ai proprietari a godere di una passeggiata in ambienti che il cane apprezza. Non tutti i cani amano il centro commerciale così come neppure tutti gli esseri umani. Mi sembra invece che stiamo andando verso una cultura cinofila nella quale se un cane non è socievole in tutto e per tutto verso persone, propri simili, altri animali, nei luoghi più disparati, lo si faccia passare come un cane sbagliato.

Quindi che cosa è necessario fare?
Avere un buon rapporto col proprio cane non è equivalente a fargli fare tutto ciò che vogliamo. Quello che dobbiamo fare, a mio avviso, è educare noi stessi ad una corretta gestione e abituare il cane alle situazioni necessarie ad una piacevole convivenza. Questo è lo scopo che dovremmo avere nell’idea del rispetto verso l’alterità animale.

In che modo, con quali metodi?
Come al solito si cerca di identificare la cinofilia, attraverso metodi, attrezzature (collare o pettorina), e, ultimamente, se con l’utilizzo di cibo e non. Non si cerca di spiegare del perchè non bisognerebbe utilizzare il cibo come panacea di tutti i mali, mentre in altri contesti debba essere preso in considerazione. Partiamo da un concetto fondamentale: esiste l’educazione e l’addestramento. Per educazione s’ intende il processo attraverso il quale si insegnano tutte le regole
di comportamento necessarie per una buona convivenza coi proprietari, un buon inserimento nella società umana e un buon adattamento alle varie situazioni ed ambienti in cui è destinato a vivere il cane. L’addestramento è un tipo di insegnamento coerente con la natura del cane quando, pur richiedendo un livello di ubbidienza molto specializzato, rispetta la dignità e le caratteristiche caratteriali di ogni soggetto, indipendentemente dalla razza di appartenenza.

In tutto questo, qual è a tuo avviso un aspetto molto importante?
Nell’ambito relazionale col cane uno degli oneri a cui l’umano è destinato ad occuparsi è la “gestione delle risorse”, per cui sarà fondamentale regolamentare quelle che il cane vivrà in maniera positiva (cibo, gioco, uscite, interazioni sociali, momenti di riposo, ecc…), per avere una maggiore possibilità di riuscire a gestire quelle di tipo istintuali, (predazione, vigilanza, territorialità, possessività, timori nei confronti di conspecifici o interspecifici, ecc…). Sono appunto questi che maggiormente ci mettono in difficoltà nell’interazione col nostro quattro zampe. Capiamo quindi benissimo che in ambito educativo, ridursi all’idea che il cane sappia fare qualche esercizio, ancor più perchè allettato da una leccornia risulta essere abbastanza esiguo. Sarà anzi fondamentale concentrarsi sugli interessi specifici di ogni cane, in quanto risulterà gratificante per cane e proprietario compiere una collaborazione per il raggiungimento di un obbiettivo comune. Così avremo modo di avere moltepli- ci occasioni durante la giornata per sviluppare un “educazione cooperante”, sfruttando a pieno i momenti di compagnia. Ci dovremo per cui concentrare su come far divenire una situazione il più possibile educativa: nel momento dei pasti (nostri e del cane), dalle uscite per le passeggiate (sfruttando le competenze esplorative del cane), nelle occasioni di gioco, nelle situazioni di relax.

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Di Domenico Chiericozzi

Giornalista e direttore Città a 4 Zampe

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