La convivenza coi cani impone a noi esseri umani la necessità di capire la natura ed etologia di questa specie. Ecco quindi che ‘schematizzare’ può essere molto riduttivo.


di Stefano Cavina
Responsabile del Centro Cinofilo Dog Galaxy (Forlì)

In molteplici occasioni mi viene chiesto quale metodo educativo per il cane tenda ad utilizzare, in questi casi preferisco spiegare come interpreto la relazione uomo-cane perché dopo anni in cinofilia mi sono reso conto che schematizzare la relazione interspecifica tra due esseri viventi è riduttivo. Per me questa relazione è rappresentata dal concetto di ‘Educazione Cooperante’, dove il termine ‘cooperante’ significa: operare insieme con altri; contribuire con la propria opera al conseguimento di un fine, collaborare.

Nell’ambito di questa relazione, il ruolo dell’uomo consiste nel comprendere la natura del cane e nell’essergli da guida in un mondo urbanizzato che nella maggior parte dei casi ha poco a che vedere con la sua natura, adattando e valorizzando le competenze e le caratteristiche di specie che il cane mette in gioco.

Gli esercizi di educazione cooperante non rappresentano quindi i consueti ‘addestramenti’. Prendiamo in considerazione, ad esempio, la condotta al guinzaglio nella quale tradizionalmente si ritiene fondamentale la posizione del cane al nostro fianco da ottenersi, in funzione dei vari metodi, elargendo un numero infinito di bocconcini oppure, ricorrendo purtroppo a metodi coercitivi.

Nel contesto di un’educazione cooperante la condotta al guinzaglio rappresenta un momento di esplorazione, complicità e relazione sociale, nella quale le capacità empatiche tra specie (su quelle dei cani non ho dubbi!) riservano una delle maggiori occasioni per comunicare e non si crea più quella contrapposizione che spesso si riscontra attraverso un utilizzo scorretto del guinzaglio.

La convivenza coi cani impone a noi esseri umani la necessità di capire la natura ed etologia di questa specie, senza dimenticare che la selezione di tipologia morfologica prima e razze poi, effettuata dall’uomo nell’arco di secoli, ha mutato in maniera considerevole le caratteristiche comportamentali e caratteriali dei cani.

Che cosa intendo dire? Che anche volendo rappresentare il lupo come origine comune della specie canina, difficilmente potremmo relazionarci nella stessa maniera con un Carlino o, ad esempio, con un Pastore Tedesco.

Con l’educazione cooperante l’uomo deve accettare, interpretare, in alcuni casi aiutare ad evolvere, o controllare, caratteristiche comportamentali intrinseche in ogni soggetto canino, senza mai volerle snaturare o cancellare perché ritenute inadatte al nostro vivere.

Un esempio sono le forme di allerta dei cani da guardiania e dei cani da difesa che sono comportamenti da accettare che fanno parte delle caratteristiche del cane. Dall’altra parte sono attività che bisogna essere in grado di controllare.  

In questo tipo di educazione ritengo basilare fornire delle competenze comportamentali ai cani di fronte alle situazioni di vita che a loro si possono presentare, per cui è fondamentale effettuare esperienze attraverso le quali cuccioli o cani adulti possono capire in maniera progressiva quali comportamenti sono più opportuni. Per raggiungere questo scopo una risorsa è rappresentata anche dai ‘cani sociali’ ovvero quei soggetti che, con la loro esperienza e capacità comunicativa, possono condurre gradualmente anche soggetti inesperti o mal socializzati verso una capacità relazionale migliore.

Per cui tutto il lavoro basato sull’educazione cooperante, non è strettamente di tipologia addestrativa, ma si basa su capacità empatica, conoscenza etologica, competenze comportamentali ed esperienziali adatti in funzione del contesto ambientale e sociale.

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