Chi ha la necessità di un intervento oculistico è fondamentale che si rivolga a medici veterinari oculisti con una comprovata conoscenza ed esperienza in questa disciplina.


A cura del Dott. Sergio Abbondanza (nella foto) del Centro Veterinario Santa Lucia (Rimini)

La chirurgia oculare in veterinaria è un ambito specialistico. Diventare esperti in oculistica richiede anni di studi e formazione continua con frequentazione di corsi, periodi di aggiornamento all’estero, acquisto continuo di libri e studio delle riviste di settore.

Le malattie sono tante e ne vengono diagnosticate sempre di nuove e occorre saperle risolverle con le terapie aggiornate. Se questo è vero per la clinica, cioè con le malattie che si risolvono solo con l’uso di medicine, lo è ancora di più quando si tratta di dover affrontare un intervento chirurgico.

Chirurgia oculare significa microchirurgia o chirurgia sotto microscopio perché le distanze si misurano in millimetri. Per l’esattezza la cornea nei nostri pelosi è spessa appena mezzo millimetro, incredibile non credi?

Gli strumenti chirurgici dedicati alla chirurgia oftalmica, che sono minuscoli, accurati e precisi, anche il migliore chirurgo oculista ha difficoltà a realizzare la tecnica operatoria, pur conoscendola alla perfezione.

Per cui chi ha la necessità di un intervento oculistico è fondamentale che si rivolga a medici veterinari oculisti con una comprovata conoscenza ed esperienza in questa disciplina.

Un veterinario oculista esegue sempre un esame oftalmico completo di tutto l’occhio, compreso le palpebre. Questo perché ci potrebbero esserci altre condizioni patologiche associate, che potrebbero aggravare e complicare il quadro clinico osservato inizialmente e magari una valutazione superficiale fatta da un veterinario generalista potrebbe focalizzarsi sull’ovvio ignorando le cause profonde che hanno portato al problema.

Ma quali sono le malattie oculari per cani o gatti che vanno operate?

Ci sono tutti gli interventi correttivi per anomalie anatomiche di razza, come ad esempio capita nei cani o gatti a muso corto. Queste razze, le cosiddette brachicefaliche, soffrono di alcune patologie dovute alla conformazione schiacciata della faccia.

Oppure ci sono interventi chirurgici per patologie acute come le ulcere corneali, i traumi, i corpi estranei, i tumori palpebrali, oppure la chirurgia della cataratta, del glaucoma o la recentissima chirurgia della retina con il laser.

A oggi si contano almeno trentatré capitoli di chirurgia senza contare le tecniche che per ogni capitolo possono essere almeno cinque.

Solo per citare un esempio, le tecniche possibili per la correzione del prolasso della ghiandola lacrimale della terza palpebra, il cosi detto occhio a ciliegia o “cherry eye” per dirla all’inglese, sono ben otto. Quindi di fronte allo stesso problema, ovvero ghiandola prolassata, il chirurgo ha a disposizione varie tecniche tra le quali scegliere quella che in quel soggetto darà la miglior garanzia di riuscita e il minor rischio di complicazioni o recidiva, ovvero che il problema poi si ripresenti nonostante la chirurgia.

Oggi la quasi totalità degli interventi chirurgici programmati si svolgono in day hospital, con ingresso al mattino in struttura e dimissioni nel pomeriggio.

Nel post operatorio è doveroso far indossare e non rimuovere mai il collare elisabettiano fino a quando il medico non decida che può toglierlo per non compromettere definitivamente il risultato atteso, cioè la guarigione.

Inoltre consiglio di non far uscire il cane con il collare elisabettiano senza un’attenta supervisione: potrebbe incastrarsi da qualche parte e rischiare di rimanere intrappolato in un ramo o nella staccionata.

Il miglior intervento chirurgico eseguito, non vale nulla se a casa il proprietario non esegue le terapie e le raccomandazioni del veterinario. Il post-operatorio ben eseguito vale quanto, se non di più, dell’intervento stesso.Nei giorni successivi il pet dovrà ricevere nell’occhio dei colliri o pomate, prendere degli antiinfiammatori e antidolorifici per bocca, essere tenuto al caldo, in un luogo riparato e pulito, almeno i primi giorni dopo l’operazione.

Il proprietario deve controllare che la ferita sia asciutta, che non sia gonfia e che non “butti” del materiale e che non si dimentichi di venire ai controlli prefissati.

Per alcuni interventi, come ad esempio quelli sulla cornea o intraoculari, sarebbe consigliabile tenere l’animale in penombra, almeno i primi giorni. Poi è necessario ridurre l’attività fisica alle sole uscite per i bisogni e a brevi passeggiate al guinzaglio.

Tutto questo garantisce che il risultato della chirurgia sia raggiunto, in altre parole quando si associa il binomio veterinario oculista e proprietario che si dedica al proprio quattro zampe per le cure domiciliari.

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