La moderna terapia dell’artrosi del cane deve essere necessariamente multimodale e personalizzata per ogni singolo soggetto. Ecco un articolo per avere un quadro completo ed esauriente.

A cura del Dott. Giovanni Raduzzi, Medico Veterinario Clinica Casa del Cane Rimini

L’artrosi del cane o osteoartrite (OA) è una patologia degenerativa e progressiva dell’articolazione, caratterizzata da dolore, zoppia, versamento, rigidità e diminuzione del movimento articolare. Tale condizione alterna periodi sintomatici ad altri asintomatici.

L’artrosi è causata da un certo livello di incongruenza dell’articolazione, per cui le due componenti articolari non si muovono in maniera del tutto fisiologica. Ci possono essere forze anomale che agiscono su articolazioni normali (per esempio per traumi o rotture legamentose ), oppure forze normali che agiscono su articolazioni anomale (es. in caso di displasie o disordini dello sviluppo).

L’articolazione, a seguito di questo “sfregamento” continuo, presenta alterazioni della sua struttura che si possono evidenziare tramite una diagnostica per immagini quali uno studio radiologico, un’ecografia, una TAC o altre ancora. Attraverso queste metodiche si rilevano le alterazioni articolari quali alterazioni dell’osso subcondrale (l’osso sotto la cartilagine), formazione di osteofiti, rimodellamento dell’osso, infiammazione della membrana sinoviale (sinovite) e ispessimento della capsula articolare.

L’artrosi può colpire tutti gli animali, ma è più frequente nel cane di età media e anziano, di taglia grande o gigante, in particolare se sovrappeso o obeso.


L’importanza del peso.

E’ scientificamente dimostrato che la riduzione del peso da sola è in grado di ridurre la gravità di una zoppia posteriore dovuta ad artrosi; questa si presenta in percentuale minore in cani normopeso o sottopeso e comunque la loro vita media è più lunga a seguito della comparsa di questa patologia. Inoltre la necessità di trattamenti per OA è nettamente più precoce in soggetti sovrappeso. Purtroppo i proprietari degli animali spesso sottovalutano l’estremo beneficio che darebbe mantenere o riportare il loro beniamino in una buona forma! L’OA è la prima causa di dolore cronico nel cane e si manifesta con una zoppia più o meno evidente. Spesso nello stesso soggetto vengono colpite più articolazioni contemporaneamente.

Gli approcci: terapia chirurgica e conservativa.

L’approccio terapeutico include la terapia chirurgica e quella conservativa; questa a sua volta può essere farmacologica o non farmacologica. Per quanto riguarda la terapia chirurgica si possono eseguire interventi mirati a ristabilire la corretta biomeccanica articolare ancor prima dello sviluppo o dell’aggravamento dell’artrosi (chirurgia preventiva) o, altresì, a recuperare la funzionalità dell’articolazione nel caso in cui si sia ormai instaurata una grave degenerazione artrosica (chirurgia curativa o di salvataggio). Nel primo caso c’è tutto il capitolo delle chirurgie correttive nei soggetti displasici in accrescimento, nel secondo caso abbiamo il bloccaggio delle articolazioni (artrodesi) distali quali tarso e carpo o la chirurgia protesica spec. per anca e ginocchio ( quella del gomito non ha ancora una applicazione routinaria).

Per quanto concerne la terapia conservativa farmacologica la base del trattamento dell’artrosi nel cane è rappresentata dai FANS (antinfiammatori non steroidei) capaci di agire sul dolore e sull’infiammazione nonché sul rallentamento del processo degenerativo. Sul mercato sono disponibili numerose molecole e nessuna sembra essere in assoluto migliore dell’altra per il trattamento della patologia in esame. Per ogni soggetto è necessario trovare il prodotto più efficace e con i minori effetti collaterali anche in considerazione del fatto che la terapia in genere si prolunga nel tempo. I FANS sono, infatti, molecole con potenziali effetti collaterali: la loro somministrazione va eseguita solo sotto stretto controllo veterinario. Si possono associare a questi delle molecole ad azione analgesica che consentono di migliorare la qualità della vita dell’animale pur non avendo effetto sulla progressione della malattia; tra i principi attivi più utili possiamo ricordare il gabapentin, l’amantadinae il tramadolo.


L’uso dei corticosteroidi nel trattamento dell’OA è controverso e dibattuto da molti anni, e sono solitamente utilizzati nel trattamento solo quando le terapie convenzionali sono inefficaci. Gli effetti positivi dell’utilizzo di corticosteroidi comprendono la riduzione efficace dell’infiammazione attraverso l’inibizione della chemiotassi dei neutrofili, la diminuzione della permeabilità vasale, l’inibizione delle COX etc… Tuttavia, se utilizzati ad alte dosi o frequentemente, potrebbero promuovere la degenerazione della cartilagine articolare peggiorando i segni clinici dell’artrosi a causa della riduzione della sintesi di collagene e di proteoglicani.


Nelle articolazioni molto compromesse e dolenti il veterinario può effettuare infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico intrarticolare, con effetto antidolorifico prolungato e/o lubrificante. Esistono anche infiltrazioni articolari di PRP (Plasma autologo ricco di piastrine) il cui utilizzo induce la rigenerazione della cartilagine.

Nell’ambito della terapia conservativa non farmacologica rivestono poi un ruolo molto importante numerose sostanze fitoterapiche o nutraceutiche. Tali sostanze non agiscono solo sui sintomi ma sembrano modificare il decorso della malattia stessa, hanno un elevato indice di sicurezza e sono adatte anche a trattamenti prolungati e ripetuti nel tempo. A questo gruppo appartengono ad esempio condroitin solfato, glucosammina, MSM, acidi grassi polinsaturi, artiglio del diavolo, boswellia serrata ma la lista è davvero molto lunga. Benchè la loro efficacia sia variabile da caso a caso sono oramai diventati importanti e sicuri coadiuvanti nella terapia dell’artrosi del cane.


La fisioterapia va vista nell’ ottica della prevenzione dell’artrosi soprattutto per quanto riguarda i soggetti asintomatici con alterazioni articolari. In questi casi può essere praticata fin dalla giovane età dell’animale allo scopo di rallentare la progressione della malattia e minimizzarne le conseguenze .Essa si propone di conservare, ripristinare e promuovere la funzionalità muscolo scheletrica. Il fisioterapista veterinario, oltre a praticare le terapie del caso (massaggi,mobilizzazione passiva,stretching, tapis roulant, termoterapia, magnetoterapia, TENS, ultrasuonoterapia e laserterapia, ecc.) si preoccuperà anche di far modificare al proprietario l’ambiente in cui l’animale vive (evitare ad esempio pavimenti scivolosi, scale, salti, errate abitudini di movimento etc..) in modo da evitare alle articolazioni compromesse inutili traumi e dolore.


Infine l’agopuntura è un trattamento della medicina tradizionale cinese la cui efficacia è provata in varie situazioni di dolore, compreso quello provocato da artrosi. Si tratta pertanto di un’opzione terapeutica da considerare.

Concludendo è perciò chiaro che la moderna terapia dell’artrosi del cane deve essere necessariamente multimodale e personalizzata per ogni singolo soggetto.

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