“Sguardi in Canile”. Si chiama così il corso organizzato dal Canile di Rimini “Stefano Cerni”, promosso dalla
Cooperativa Sociale Cento Fiori che si svolgerà nelle giornate di sabato 2 e domenica 3 dicembre, dalle
9,30 alle 17 (per informazioni: 329 2255722).

Ogni anno, infatti, gli operatori del canile cercano di alimentare la formazione e cultura cinofila di tutti coloro che hanno a che fare con i cani a vario titolo, chiedendo ad istruttori ed educatori cinofili di mettere il proprio tempo ad esperienza al servizio chi vuole imparare qualcosa in più sul mondo dei pet.

Quest’anno è toccato ad Alessandro Maffini (foto), educatore e istruttore cinofilo di terzo livello Fisc (ente del Coni). Da ormai quasi dieci anni si occupa dei nostri amici a quattro zampe, collaborando attualmente con diversi canili sparsi in tutto il nord Italia.

È presidente di un’associazione che si chiama “AbbaiAmo”, con sede a Romanengo, vicino a Crema, che propone percorsi formativi rivolti sia ai cani che ai i loro proprietari, ma anche per tutti quei cani che provengono da rinunce di proprietà, sequestri, abbandoni, che poi vengono accolti a “La Tana Famiglia di Abbaiamo”, una sorta di “casa famiglia per cani”.

Alessandro, che tipo di metodo utilizzi per la tua attività di educatore cinofilo?
L’approccio “cognitivo relazionale”, che basa tutto il rapporto sulla relazione tra uomo e cane e non sui
comandi, sul cibo o sui ricatti morali che vengono fatti tradizionalmente nei confronti dell’animale. Lavoro
con la mia compagna di vita Valentina, e un discreto numero di volontari che ci aiutano nelle mansioni
settimanali e nei weekend. A casa io e Valentina ospitiamo circa una decina di cani anziani e malati,
provenienti, nella maggioranza dei casi, dai canili, oltre naturalmente ai nostri.

A chi è rivolto il corso che terrai al Canile di Rimini?
A tutti quelli che hanno a che fare con il settore cinofilo: volontari, aspiranti volontari ed educatori, ma
anche dog sitter, persone che si occupano di pensioni per cani o che fanno pet therapy.

Come si svilupperanno queste due giornate di formazione?
Non si tratta di lezioni ma sarà una sorta di tavola rotonda, un simposio, un’occasione di confronto. Si
alternerà teoria e pratica ma tenendo sempre come bussola la comunicazione “uomo – cane – cane –
uomo” e “cane – cane” all’interno della stessa specie.

Quali sono gli obiettivi formativi di questo corso?
Sono principalmente due: il primo e formare appunto le persone, a prescindere dal titolo che possono
vantare, per evitare di mettere il cane in difficoltà, mentre il secondo, invece, riguarda il mantenimento
della sicurezza di chi opera nel canile e con i cani. L’idea è quella di fornire quelle basi che servono per
sapere leggere bene i segnali dei quattro zampe.

Perché è importante partecipare a questo tipo di formazione?
È fondamentale aggiornarsi sempre. Purtroppo, esiste ancora una concezione piuttosto arcaica del cane,
ovvero che deve necessariamente essere il sottoposto dell’umano, l’ausiliario dell’umano e non è così. Ed è per questo che è necessario lavorare molto sulla comunicazione tra l’uomo e il cane e viceversa.

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Di Nicola Luccarelli

Giornalista

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