Il primo passo da fare è sempre inquadrare al meglio la situazione. Per farlo è necessario rivolgersi a professionisti esperti quali istruttore cinofilo esperto in riabilitazione comportamentale (meglio se con approccio sistemico relazionale ma lo vedremo tra poco) e/o a un Medico Veterinario Esperto in Comportamento


di Sabrina Brusa
Istruttore Riabilitatore Comportamentale Responsabile Nazionale Formazione Cinofila UISP
www.sabrinadogtrainer.com


Si parla molto di problemi comportamentali del cane, anche in seguito ai difficili mesi della pandemia, ma facciamo chiarezza su cosa s’intenda per patologie del comportamento e a chi soprattutto affidarsi.

Premesso che le patologie del comportamento riguardano la sfera emotiva e relazionale e che in quanto tali compromettono le relazioni del soggetto sia con altri individui della stessa specie che con il nucleo familiare nel quale l’animale è inserito e con altri soggetti sociali, iniziamo a definire il problema comportamentale come uno stato di sofferenza da divenire, nella maggioranza dei casi, invalidante o disadattativo e perdurante nel tempo.

Ma quando siamo in presenza di una alterazione del comportamento o di una patologia comportamentale?

In un individuo “sano”, i comportamenti proposti sono definiti adattivi, ovvero si adeguano a situazioni e ambienti cosi da interpretare le informazioni, formare legami di attaccamento, determinare costi e benefici delle interazioni sociali e ambientali, elaborare strategie contingenti, apprendere dagli errori, orientarsi efficacemente nell’ambiente sociale ecc.

Il comportamento patologico nel cane invece si caratterizza per la perdita della reversibilità e adattamento (organismo non torna in omeostasi) e per la destrutturazione o alterazione della sequenza comportamentale (assenza della fase di arresto). Possiamo inoltre definire il problema comportamentale come una devianza, per eccesso o difetto, del comportamento normotipico che ci aspetteremmo da quell’individuo sulla base dell’etogramma, ovvero una classificazione etologica dei comportamenti tipici per quell’animale, in questo caso il cane (per esempio aggressività
fuori contesto o esagerata rispetto alla situazione, comportamenti di freezing o fuga esasperati, vocalizzazioni esagerate ecc.)

Ambiente, esperienze precedenti, o totale mancanza delle stesse e genetica fanno inoltre la loro parte cosi da rendere il quadro valutativo a volte decisamente complesso. Un esempio per tutti: i cani che adottiamo dal sud dell’Italia, spesso accalappiati sul territorio e catapultati nelle nostre caotiche città, mal si adatteranno (soprattutto se figli di cani
randagi o semiferali) al nuovo contesto sociale e quelli che sono i loro comportamenti di fuga, evitamento o reattività verso stimoli che non hanno avuto modo di filtrare correttamente durante i periodi evolutivi, sono nel loro contesto di nascita e crescita estremamente adattivi, ma diventano disadattivi nel nuovo ambiente, creando cosi nel cane e nella sua famiglia un profondo senso di disagio e sofferenza.

Data la complessità dell’argomento che in poche righe è impossibile rendere esaustivo, è fondamentale rivolgersi a un istruttore cinofilo esperto in riabilitazione comportamentale (meglio se con approccio sistemico relazionale ma lo vedremo tra poco) e/o a un Medico Veterinario Esperto in Comportamento che potrà valutare il cane e il sistema famiglia in cui è inserito, fare una diagnosi e in taluni casi potrà affiancare al percorso riabilitativo pratico, un supporto fitoterapico o farmacologico. In quanto siamo in presenza di disfunzioni emotive e relazionali, è innegabile che ci si debba scostare da qualsiasi percorso performativo e coercitivo e che ci si debba concentrare sulla crescita del sistema famiglia all’interno del quale il cane è un soggetto attivo.

Questo significa che gli obiettivi da porsi non sono i singoli e determinati comportamenti prodotti, bensì lo sviluppo delle capacità del sistema in termini di adattamento e adattabilità. Punto centrale del percorso riabilitativo è la relazione tra famiglia e cane, relazione che fungerà da mediatore emozionale, indirizzando e sostenendo il suo percorso di crescita e di sviluppo di modelli operativi interni differenti e più adattivi (rappresentazioni mentali di sé e degli altri, sulla base dei legami di attaccamento e accudimento vissuti, ovvero chi sono e come identifico gli altri, ricordandoci che ognuno costruisce la sua realtà affettiva e sociale sulla base delle proprie credenze e del suo vissuto). Il tutto in un succedersi di evoluzioni reciproche e soggettive che saranno vissute e negoziate, giorno per giorno, in un processo di crescita sistemico continuo per crescere insieme e conoscere, e riconoscere, le enormi potenzialità della vostra relazione.

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