Spesso si adotta senza porsi il problema se si avranno a disposizione le risorse per gestirlo ( risorse di spazio e di tempo per portarlo fuori ed educarlo ecc..) e senza acquisire prima le informazioni sulla razza. Purtroppo quando ci si accorge che la scelta è stata sbagliata, basta una semplice goccia per far traboccare il vaso.


a cura del Dott. Fabio Vergoni (Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale)

Occupandomi da diversi anni di prevenzione e cura delle patologie comportamentali del cane, ho potuto constatare che spesso, alla base di un disturbo comportamentale, c’è una mancata conoscenza di cosa sia effettivamente un cane. Intendo dire quali siano le sue caratteristiche etologiche ( quindi i suoi normali comportamenti, il suo repertorio), quali siano le tappe del suo normale sviluppo comportamentale ( quindi il suo sviluppo biologico ).

Sicuramente sapere quale sia il comportamento normale del cane può farci capire quando questo non lo è e quindi riconoscere o prevenire alcune patologie comportamentali legate ad un errato sviluppo dello stesso.

Dott. Fabio Vergoni

Giusto per ricordarne qualcuna.

  • Sindrome da privazione sensoriale ( cani che vivono fin da cuccioli in ambienti poveri di stimoli o rinchiusi dentro le loro gabbie, sono cani che non sapranno gestire l’ambiente e quindi avranno paura di tutto).
  • Sindrome Hi-Ha ( vuol dire ipersensibilità e iperattività cioè cani che non stanno mai fermi corrono, saltano, una ne iniziano mille ne fanno).
  • Ansia da separazione (legata ad un mancato distacco con l’elemento che diventa soggetto di iperattaccamento, che quasi sempre è il proprietario), dissocializzazione primaria (cani che diventeranno molto pericolosi perché non hanno nessun meccanismo di arresto e di controllo).


A questo punto il sapere riconoscere sul nascere queste patologie, conoscere cioè quale sarà il percorso che ne segnerà l’insorgenza, potrà farci effettuare una importante azione di prevenzione sia che riguardi un allevatore, il nuovo proprietario o chiunque si troverà a gestire fattivamente questa importante fase.

Sto parlando in pratica di conoscere il suo “libretto di istruzioni”. Siamo pronti a consultarlo quando si compra un telefono o un hi fi e non quando parliamo di cani. Perché?

Questo succede sia per mancata consapevolezza di cosa sia effettivamente  un cane, ma anche perché si pensa che ci si possa rapportare con lui in maniera intuiva,  come se ci si confrontasse con un soggetto della nostra stessa specie. Le cose invece non stanno cosi… è già molto complesso rapportarsi con elementi della stessa specie pensate cosa deve esserlo farlo con soggetti di specie diversa.


Inutile dire che qui sta il fulcro del problema abbandoni, in quanto quando ci si accorge che il cane non risponde alle nostre aspettative e ci crea notevole disagio, il rapporto si incrina e spesso l’unica soluzione è quella di portarlo o riportarlo al canile o di cercare un improbabile affidamento o riaffidamento o fare altre cose che spesso sentiamo dire ai telegiornali.


Credo che l’unica vera forma di prevenzione contro gli abbandoni sia quella di creare i presupposti perché la relazione proprietario-cane sia corretta e rispettosa di quelle che sono le peculiarità della specie, spesso si adotta un cucciolo senza porsi il problema se si avranno a disposizione le risorse per gestirlo (risorse di spazio e di tempo per portarlo fuori ed educarlo ecc..), molte persone non si pongono il problema di acquisire prima le informazioni sulla razza che intendono adottare e purtroppo quando si accorgono che la scelta è stata sbagliata basta una semplice goccia per far traboccare il vaso.


Dobbiamo partire da un presupposto. Il cane è una creatura complessa: sensibile, con dei propri moduli comportamentali, delle proprie priorità e un proprio modo di vedere il mondo e di rapportarsi con esso, avere rispetto per questa diversità non è pretendere che il cane si comporti come vogliamo noi ma rispettarlo per quello che è. Dobbiamo permettergli di crescere secondo i suoi canoni in maniera equilibrata e corretta dal punto di vista psicologico.

Il cane non è un uomo, utilizza altri moduli comunicativi non ha le nostre capacità cognitive però lo stesso spesso si da a comportamenti canini interpretazioni umane si pecca cioè di antropomorfismo.

Siamo noi che dobbiamo parlare la sua lingua e non lui che deve capire il nostro linguaggio verbale. Il cane vive in un mondo chimico fatto anche di posture e posizioni nello spazio. Inutile comunicare con lui con frase lunghe ed articolate. Il cane può riconoscere suoni ma non ha nella sua struttura la capacità di decodificare frasi. Questo vuol dire che devo comunicare con lui utilizzando i suoi canali sensitivi, che devo fargli capire le cose usando coerenza e conoscenza di quali siano per lui le cose per lui importanti, devo rispettare cioè il suo essere diverso dagli umani.

In pratica lo si deve educare e non sto parlando di addestrare…è molto diverso! Addestrare vuol dire far fare al cane cose che in natura non farebbe tipo il “seduto”, il “resta”, il riportare il giornale o fare un percorso di agility.

Educare vuol dire dare delle regole, sapere come farlo socializzare in maniera corretta, come valorizzare il suo aspetto cognitivo ed emozionale, e qui ritorniamo al nostro libretto d’ istruzioni.

E’ fondamentale quindi sapere come il cane vede il mondo, come ragiona, quali sono le cose per lui importanti e soprattutto quali sono i suoi canoni di apprendimento. Ed è quello che faremo. Siamo solo all’inizio di questo nostro percorso che ci porterà anche a toccare svariati argomenti che riguardano il primo anno di vita del nostro migliore amico. Alla Prossima!

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *