In collaborazione con gli anestesisti del Centro Veterinario Romagnolo -RIMINI

Nell’immaginario di molti proprietari di animali da compagnia (come anche di alcuni medici veterinari), l’anestesia generale è una procedura medica ad alto rischio, una partita tra la vita e la morte in cui non si può fare altro che sperare che tutto vada bene. E’ davvero così?

Prima di tutto una premessa. Come per tutte le altre branche della medicina veterinaria, anche in anestesia negli ultimi 30 anni sono stati fatti passi da gigante. Ricerca scientifica, comparsa sul mercato di nuovi farmaci e miglioramento degli standard clinici hanno spinto l’anestesia veterinaria a livelli di qualità molto alti, rendendola in alcuni casi quasi paragonabile all’anestesia dei nostri ospedali. I dati sulla fatalità in anestesia dei piccoli animali, raccolti da un importante studio condotto recentemente nel Regno Unito, vedono un tasso tra lo 0.17 e lo 0.24%.

Se consideriamo cani e gatti sottoposti ad anestesia generale per qualsiasi ragione (da una banale sterilizzazione sino a vere e proprie chirurgie d’urgenza salvavita), gli animali che non superano l’anestesia sono circa 2 su 1000 e nella maggior parte delle volte sono soggetti in condizioni di salute molto gravi.

Un dato che sembra non coincidere con l’impressione collettiva dei proprietari. Ma quali sono le ragioni di questa percezione distorta del rischio? Sicuramente i fattori in gioco sono molteplici, ma uno di questi potrebbe essere la scarsa conoscenza di tutto ciò a cui il proprietario non assiste. Il giorno dell’appuntamento, infatti, spesso i proprietari lasciano la struttura dopo che al proprio animale è stata fatta una puntura (la “premedicazione”) e tornano a prenderlo una volta sveglio, quasi come nulla fosse successo.

Ne consegue probabilmente la tendenza di molti a indentificare con “la puntura” un processo ben più complesso e sofisticato. In corso di anestesia generale, infatti, non solo sono somministrati farmaci per rendere l’animale incosciente, ma si controllano e ottimizzano tutti i suoi parametri vitali, come frequenza e ritmo cardiaco, funzionalità respiratoria, pressione arteriosa, temperatura, stato di idratazione, assenza di dolore intra-operatorio.

Tutto ciò è reso possibile grazie all’utilizzo di strumentazioni elettroniche,
farmaci anestetici sicuri, tecniche di anestesia locale o regionale (anestesia epidurale/spinale o blocchi dei nervi periferici) e un’approfondita competenza specialistica che inizia con una valutazione di ogni singolo caso molto prima della famosa puntura.

Senza scendere troppo nei dettagli, l’anestesia specialistica si basa su pianificazione e controllo accurati, per ridurre al minimo i rischi di eventi imprevisti.

Un tale livello di controllo permette inoltre di poter mettere in anestesia generale anche animali con vari problemi di salute, scegliendo i farmaci e le tecniche più adatte e mantenendo la giusta rotta minuto per minuto. Gli animali che non possono essere anestetizzati in sicurezza, per capirci, sono fortunatamente davvero pochi, molto meno di quanto si pensi.

In conclusione bisogna precisare che purtroppo non tutte le strutture veterinarie decidono o hanno la possibilità di offrire un servizio anestesiologico specialistico. A differenza dei medici in umana, in veterinaria qualsiasi livello di conoscenza specialistica è assolutamente facoltativo e non obbligatorio per esercitare la professione. A fare la differenza quindi sono la passione, l’interesse, la costante voglia di aggiornarsi, l’onestà e il buon senso di ogni singolo professionista.

L’anestesia veterinaria è quindi una pratica piuttosto sicura, anche in
animali più a rischio, ma per stare davvero tranquilli bisogna affidarsi a un
servizio di anestesia specialistico. Fortunatamente sono sempre di più i
medici veterinari che scelgono di perfezionare le proprie conoscenze a riguardo per offrire ai nostri animali il più alto livello di sicurezza possibile.

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