di Francesca Miccoli (foto Enzo Petito)

Un evento epocale, destinato a lasciare tracce nei libri di storia, nella fisionomia di paesi e città e, soprattutto, negli animi delle persone. La devastante potenza del fango che lo scorso maggio ha travolto la Romagna, ha mietuto vittime non solo tra gli esseri umani ma anche tra i piccoli e grandi amici pelosi, motivo di conforto nella quotidianità e causa di profondo scoramento in caso di separazione forzata.

“Nel periodo immediatamente successivo all’alluvione – spiega Giuseppe Petetta, assessore del Comune di Forlì con delega al benessere animale -, il canile comprensoriale ha accolto 15 cani, rimasti ospiti per un periodo che va da pochi giorni a qualche settimana. Portati da cittadini che, ritrovatisi improvvisamente senza casa, sono stati costretti ad affidarli in attesa di trovare una sistemazione stabile. Il canile si è così trovato a fronteggiare una situazione di grave emergenza: un’esperienza che ha portato un aggravio di emozioni per chi in quei giorni viveva già in preda alla paura. Per questo un grande ringraziamento va rivolto alle associazioni di volontari che hanno dato un impagabile supporto nella gestione dei pet sfollati”.

Tra i sodalizi maggiormente coinvolti e partecipi il Gruppo volontari canile di Forlì, all’epoca presieduto da Federica Bartolini (a settembre il testimone è passato a Gianluca D’Alleva). “All’indomani dell’alluvione, nella fase della primissima emergenza, siamo stati contattati dall’anagrafe canina per portare agli sfollati accolti nei vari centri generi di prima necessità per gli animali: sacchettini per le feci, collari e guinzagli, oltre ovviamente al cibo” racconta Federica. Tante le storie emotivamente impattanti agli occhi degli impagabili volontari.

“Un assistente sociale del centro di accoglienza ci ha segnalato il caso di una signora sfollata, prelevata dall’abitazione con il gommone assieme alla mamma anziana e alla figlia di pochi anni. I Vigili del Fuoco sono stati meravigliosi nel rassicurare la piccolina inscenando un gioco a premi. La mamma invece, distrutta, balbettava a causa dello stress post traumatico e, trovato alloggio alla Zangheri, non voleva in alcun modo separarsi dal cane. Abbiamo dovuto insistere a lungo per convincerla ad affidare l’animale a una famiglia, che l’ha tenuto in stallo per tre mesi, fino al giorno del rientro a casa”.

Nelle stesse ore un altro caso di disperazione, sanato con pazienza e coraggio. “Ci ha chiamato un ragazzo di Fratta angosciatissimo: messo in salvo assieme alla mamma grazie a un intervento dell’elicottero, aveva dovuto lasciare i due cani a casa. Pur avendo cercato di preservarli, collocandoli su mobili, temeva per la loro sorte. Assieme a un altro volontario siamo riusciti a recuperarli, per fortuna in salute”.

Particolarmente gravoso anche il lavoro all’interno del canile. “Oltre ad accudire e nutrire gli ospiti in stallo, abbiamo cercato di aiutare gli operatori alle prese con cani traumatizzati, ritrovatisi improvvisamente in un box dopo aver vissuto il dramma”. Un lavoro probante anche fisicamente. “Abbiamo scaricato il tantissimo cibo ricevuto in dono, collocandolo in un magazzino messo a disposizione dal canile. E ancora oggi lo distribuiamo”.

Nutrimento garantito da persone dal cuore grande. Come quello dei tanti che si sono offerti di ospitare le povere bestiole. “In questi casi è tuttavia preferibile affidarsi al canile, anche se può apparire ‘brutale’, piuttosto che a persone del tutto prive di esperienza”. Una decina complessivamente i cani dati in stallo a privati. “Vorrei sottolineare che in emergenza molte persone prive di famiglia trovato negli animali un importante sostegno emotivo e privarsene sarebbe stato per loro traumatizzante. Credo che sia allora necessario pianificare un progetto strutturato per far fronte a tali situazioni. O a quelle, purtroppo numerose, in cui gli eredi non vogliano accogliere il cane o il gatto del parente defunto”.

Non dissimile la situazione in casa gattile. “Anche noi abbiamo ospitato in stallo gatti di persone evacuate, anche residenti fuori Forlì – spiega Simona Graziani degli Amici dei cani e dei gatti di Bagnolo -. Nei limiti delle nostre possibilità abbiamo cercato di aiutare tutti”. Simona ha partecipato in prima persona al salvataggio di piccoli alluvionati. “Ricordo un intervento concluso a tardissima ora la notte stessa dell’alluvione per il recupero di un cane intrappolato nel serraglio del fiume. Dopo aver messo a repentaglio le nostre vite muovendoci con l’acqua sopra l’ombelico, il proprietario ha rinunciato alla proprietà!”. Nei casi impervi i volontari sono intervenuti assieme alle guardie ambientali del nucleo di Forlì o dei Vigili del Fuoco. “Indispensabile rivolgersi a persone organizzate professionalmente nel recupero. In questi eventi i gatti sono più traumatizzati dei cani in quanto altamente territoriali ovvero legati più ai luoghi che alle persone”.

Tra i ritrovamenti, purtroppo, anche tanti ‘corpicini’ privi di vita. Per Simona non si tratta dell’unica considerazione amara. “A maggio 2023 non abbiamo dovuto effettuare più recuperi del solito, gli abbandoni sono purtroppo una costante”. Le esondazioni hanno fortunatamente ‘salvato’ i tanti sgambatoi del territorio comunale, che presto saliranno a 26. “Non siamo mai stati costretti a chiudere se non in alcuni casi di atti vandalici” conclude Petetta.

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