Un libro, questo, che del gatto ha in sé tutte le caratteristiche: gentilezza e poesia, ma anche l’implacabile violenza di una zampa ad artigli sguainati. E ciò grazie a quell’inconfondibile, magica scrittura che nel 2007 ha valso non a caso a Doris Lessing il premio Nobel per la letteratura.
Ha soltanto tre anni la piccola Doris quando ,su una strada di Teheran, si imbatte in un gattino solo e sporco e, con caparbia determinazione, convince i genitori ad adottarlo.
La famiglia lascerà la Persia di lì a poco e del gattino Doris non saprà più nulla, ma ormai i gatti hanno irrimediabilmente fatto breccia nel suo cuore e la accompagneranno per tutta la vita, a partire dall’infanzia in Rodesia (attuale Zimbabwe) fino agli anni londinesi dell’età adulta.
E sono proprio loro, i gatti, i protagonisti indiscussi di Gatti molto speciali, pubblicato in Italia da Feltrinelli
Più che un romanzo, una raccolta di memorie e riflessioni intorno ai gatti che hanno attraversato il cammino di Doris Lessing lasciando, con il lieve passaggio delle loro zampe di velluto, segni indelebili nella sua anima.
Pagine dolcissime e crude a un tempo, lontane da quei sentimentalismi umanizzanti che oggi sembrano andare per la maggiore quando si parla di animali da compagnia e, per questo, a primo impatto forse un po’ spiazzanti.
Non risparmia nulla la penna di Doris. Non il sangue, non la violenza, non il dolore straziante e quasi stordente nel dover scegliere di porre fine a un’intera colonia di gatti la cui proliferazione indiscriminata pare altrimenti irrefrenabile, sullo sfondo di un’Africa spietata dove la lotta per la sopravvivenza coinvolge tutti, uomini e animali, senza distinzioni.
Ma è con pari intensità, se non maggiore, che Doris Lessing sa raccontare l’amore discreto e le fusa sommesse di una gatta bellissima, la sua tragica fine e quell’indurirsi improvviso del cuore di fronte alla perdita, la promessa fatta a sé stessa con l’implacabile veemenza dell’infanzia: a nessun gatto, mai più, dovrà essere concesso di suscitarle una tale profondità di sentimenti. Non dopo quell’unica, impareggiabile gatta africana.
E invece di gatti ce ne saranno eccome, a intrecciare indissolubilmente la loro vita con il suo cammino di donna adulta. A cominciare dalla splendida gatta grigia dai gusti principeschi e dai modi da attrice consumata.
Leggendo pare quasi di vederla, intenta a qualcuna delle sue adorabili acrobazie per conquistarsi l’affetto degli umani di casa, opure sdraiata in cortile a rotolarsi in una macchia di sole per il vecchio gatto Mefistofele e gli altri maschi del quartiere pronti a contendersene i favori.
E poi c’è la gatta nera, piccola e tenace nel conquistarsi un posto in casa nonostante le prepotenze della grigia, madre orgogliosissima, dignitosa e fiera anche davanti alla morte che vorrebbe portarsela via.
Doris osserva entrambe con infinita empatia, a tratti ironica, a tratti partecipe, a tratti quasi scientifica.
Ed è sorprendente come attraverso il suo sguardo acuto emergano analisi puntualissime e per niente banali, per esempio su quanto sia inopportuno separare precocemente i gattini dalla madre, fatto di cui tuttora spesso non si tiene debitamente conto.
O riflessioni etiche riguardo la sterilizzazione che non possono non suscitare quanto meno interesse in chiunque si sia trovato almeno una volta ad affrontare una scelta analoga.
E nel frattempo non si può far altro che sorridere davanti alle continue rivalità tra le due gatte, alle manifestazioni talvolta bizzarre dei loro caratteri tanto marcatamente distinti, a descrizioni che hanno tratti quasi umani e pure di umano non hanno nulla, perché da ogni parola di Doris Lessing emerge l’essenza stessa del gatto domestico.
Ma non sono soltanto la gatta nera e la gatta grigia a regnare incontrastate tra queste pagine: ci si imbatte infatti in tanti gatti diversi, ognuno con la propria spiccata personalità e la sua storia da raccontare.
Ad esempio il vecchio Mefistofele, re del quartiere che nonostante l’età, gli acciacchi e l’evidente bruttezza sarà il padre di gran parte della prole della gatta grigia.
Oppure quel gatto alla disperata ricerca di un umano che lo adotti, che con imperturbabile delicatezza si fa trovare ogni sera davanti al portone nella speranza che qualcuno decida di aprirgli la propria casa e magari anche il cuore.
Per terminare con Rufus e le sue rombanti fusa di gratitudine orchestrate ad arte e in grado di far capitolare chiunque, ennesima dimostrazione che no, la corazza che la piccola Doris si è costruita in Rodesia non reggerà mai al tenero assalto di un gatto.
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